
LA NOTTE DELLE VACCHE NERE
Tratto da:Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone-Docente di storia e filosofia presso Miur
L’immensità di Hegel in questo piccolissimo dono di spiegazioni fattoci dall’immortale professore, nonché filosofo, Carlo Sini risalta nella sua reale consistenza. “Quel cane morto, che non è affatto morto” per citare Marx è riuscito a mettere l’accento proprio su quanto la filosofia, e il ragionare in genere, devono sempre fare per rendere il pensiero operante e attivo nella realtà effettuale. Il pensiero deve distinguere e farsi carico della realtà ed è questo, in soldoni, ciò che distingue Hegel dai suoi innumerevoli e stanchi epigoni. Sono da rilevare come davvero importanti le note sulla distinzione e il diverso criterio del testo hegeliano autentico da quella che è, poi, divenuta l’interpretazione che i posteri hanno dato alla stessa opera del titanico pensatore tedesco.
Non si giustifica affatto nulla della storia come fece Croce, bensì si trascina l’uomo per i capelli a cercare di capire la storia stessa, mediante lo scalare quotidiano della vetta assoluta del sapere, che è responsabilità propria del sapere dell’uomo che solo e, proprio grazie a questa scalata quotidiana, riesce a rendere il suo sapere attivo e operante, anziché farlo essere mero pappagalleggiamento o allenamento accademico che dir si voglia.
Ecco il perché Hegel ripudia coloro i quali tentano di mettere le braghe alla Storia, parlando di una divinità assoluta e di un mondo altro, che è un po’ come l’araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. L’uomo lasciato a se stesso si potrebbe dire amaramente, se non si scorgesse tramite l’immenso insegnamento di Hegel e il suo stesso esempio che l’uomo è ben lungi dall’essere lasciato solo, ma gli viene data, appunto, la scala per giungere faticosamente, a volte con immensa fatica, al senso delle cose, della storia e, in ultima analisi, della stessa verità.
Di qui l’attacco a quella famosa notte in cui tutte le vacche apparvero nere che è la logica conseguenza di un sapere che non sa e, soprattutto, non vuole più distinguere. Ecco… il filosofo che è in ognuno di noi, dovrebbe portare proprio a questo a rendere, con il suo sapere, la luce in quella, in questa, notte.
E con questa missione quotidiana che Hegel lascia, come seme in ognuno dei nostri cervelli veniamo, infine, a rincontrare, in tutta la sua grandezza il pensiero di un altro immenso uomo, un meridionale, un napoletano come Edoardo che ci sussurrava con tutta la sua poesia che “adda passà la nuttat!” Ancora la notte, quindi, quella notte in cui… tutte le vacche erano nere.
Tratto da:Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone-Docente di storia e filosofia presso Miur
Quando la filosofia diventa poesia