“L’arse argille consolerai”

E’ giunta, in questi giorni, in libreria la seconda edizione de: “L’arse argille consolerai: Carlo Levi dal confino alla Liberazione di Firenze attraverso testimonianze, foto e documenti inediti”, Ets edizioni, Pisa. Non è una ristampa, dato che il libro è stato ristampato più volte, ma una seconda edizione arricchita con nuovi materiali inediti. Gran parte delle nuove “scoperte” sono amalgamate nel volume. C’è poi un capitolo nuovo ed è dedicato al “Cristo dipinto”. Racconta il viaggio di Mario Carbone, fotografo, documentarista e regista, che ha appena compiuto 94 anni, con Carlo Levi nella Lucania del 1960. Quel materiale fotografico è servito a Carlo Levi per realizzare “Italia ‘61”, oggi esposto a Palazzo Lanfranchi, a Matera. E’ il dipinto più grande dell’artista torinese e misura 18 metri per tre e venti. Da una parte c’è il quadro e di fronte sono esposte le foto di Mario Carbone.

La ricerca, durata sei anni, è cominciata setacciando  gli archivi di Stato di Matera, Roma, Firenze, Torino, nonché quelli della casa editrice Einaudi.  Sono state rintracciate  in Basilicata, Lazio, Toscana, Svizzera e Stati Uniti le persone che avevano incontrato Carlo Levi. Nell’ultimo capitolo c’è l’intervista alla figlia segreta  dell’antifascista torinese. Nelle  24 pagine di fotografie, molte delle quali inedite,  vi è anche quella dell’uomo che ha suggerito a Carlo Levi il titolo del suo capolavoro “Cristo si è fermato a Eboli” e sei sul viaggio di Carlo Levi nella Basilicata del 1960. Sono le foto di Mario Carbone. E poi c’è la riproduzione di un quadro, molto significativo, rimasto chiuso in una stanza per settant’anni.

Le vicende umane, raccontate nel libro, cominciano  dal confino, da  Aliano  e Grassano, dove Carlo Levi venne sbattuto dal fascismo,  per concludersi a Firenze dove l’antifascista torinese  rimase quattro anni.  Carlo Levi cambiò molte volte casa. E infine trovò rifugio  nell’abitazione di Anna Maria Ichino che dal 1938 al 1944 salvò molti partigiani, ebrei, studenti e intellettuali. Questa donna, dimenticata dalla Storia, rischiò la  vita ogni giorno per aiutare gli oppositori di Mussolini. La casa di Anna Maria Ichino si trasformò in un centro clandestino del Comitato di Liberazione del quale Carlo Levi faceva parte.

E in questa abitazione, dove è nata “La Nazione del Popolo”, organo del Ctln, l’intellettuale torinese scrisse  “Cristo si è fermato a Eboli”, il libro più importante del nostro dopoguerra, secondo Vittore Branca, l’Indiana Jones della nostra letteratura. Importante perchè dei circa 15.000 antifascisti mandati al confino (fra cui Pavese, Einaudi, Ginzburg…) nessuno ha scritto un memoriale così preciso, puntando il dito come nessuno aveva fatto prima sulla Questione Meridionale e sulla situazione di arretratezza del nostro Sud. Il titolo del libro, “L’arse argille consolerai”, che ricostruisce questa vicenda umana e politica trae spunto da una poesia che Levi scrisse al confino e che era dedicata alla donna che amava in quel momento, Paola Olivetti. Il libro ha vinto il premio nazionale Carlo Levi.

La Galleria degli Uffizi, uno dei musei più importanti del mondo, ha voluto dedicare quest’anno, il Giorno della Memoria proprio a Carlo Levi.  Il direttore, Eike  Schmidt, si è appassionato alle vicende di Carlo Levi, del quale aveva comunque letto quasi tutti gli scritti, e ha voluto andare ad Aliano  a visitare il  paese e la tomba di Carlo Levi. Aliano oggi conta 960 abitanti e ben otto musei, fra cui quelli di Carlo Levi e del modernissimo di Paul Russotto, pittore nato e vissuto a New York, ma con mamma di Aliano. Ritornato a Firenze il direttore degli Uffizi, Ike Schmidt e il sindaco  Dario Nardella hanno deciso di intitolare le due piazzette laterali di Palazzo Pitti a Carlo Levi e Anna Maria Ichino. Lo hanno fatto a marzo il giorno che ricordava la deportazione degli ebrei fiorentini nei campi di concentramento. Proprio di fronte alla casa dove Carlo Levi scrisse “Cristo si è fermato a Eboli”.

Nicola Coccia

Tratto da: Onda Lucana® Press