Modello Flintstones (I parte).
Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda
Un tempo si decantavano le magnifiche sorti e progressive… profanamente, traduciamo il detto leopardiano con l’imperativo ad andare sempre avanti, anche quando non si sa più che cavolo inventarsi pur di non sembrare ripetitivi! Eppure continuano imperterriti a trovare sempre qualcosa a cui appigliarsi; comunque e indifferentemente a come la pensano diversi miliardi, dico miliardi, di esseri umani.
Ecco come si ragiona dalle parti di Davos, luogo ameno in cui un consesso di “filantropi sapienti” si riunisce per trovare le soluzioni giuste per l’umanità. Si tratta, in buona sostanza, di miliardari che non vogliono smettere di sognare, e infatti con tutti quei soldi che hanno da cercare ancora? Il guaio è che oltre a giocare a golf, bere vini frizzanti e curarsi il consueto gineceo, s’ingegnano, e di buona lena, in favore dei propri simili (?) più poveri! E li amano al punto da volerli racchiusi in una cristalliera cibernetica, nonché: asettici, autoimmuni, sterili, resilienti (termine che ormai ha sostituito il cacio sui maccheroni) e repellenti a qualsiasi impulso autenticamente artistico. Ma, soprattutto, l’homo novus lo vogliono green! Che poi, cosa significhi questo nessuno l’ha ancora chiarito.
L’importante, dicono a Davos, è assecondare l’impulso ad andare avanti; e allora il green non è più la semplice raccolta differenziata, il cane dal coiffeur, i bimbiminkia che marinano la scuola onde poter dire di essere diversi dai padri, che invece studiavano per davvero. Quando le cose diventano gravi, e ciò vuol dire assurde, si arrivano a fare danni, spesso irreparabili! L’ultimo in ordine di tempo, da green, è la sua applicazione, scriteriata, all’economy (lo scrivo con la lingua impastata di salsedine dell’impero talassocratico).
Le pale eoliche che sfigurano quella natura che i green dovrebbero difendere, benché essi per primi non chiamano più così (anche questo è andare avanti, perché fermarsi all’evidente?) ma, asetticamente, ambiente: termine che dice tutto e niente, non producono nulla di realmente rivoluzionario. In buona sostanza, le trinariciute non servono a niente in una seria società che vuole pretendere di essere industriale. I gretini credono che attaccando la loro autovettura elettrica al palo del rotore si risolva il problema. Hanno mai visto, lorsignori di plastica, il cratere della miniera di Huelva-Minas in Spagna? Sintetizzarne la storia fa capire cosa sia la ricerca, vera e tragica, delle fonti di energia e il progresso derivante.
Nel 1873 queste miniere furono vendute dal governo iberico a un consorzio inglese che fondò la Rio Tinto Mining Company ltd, e Minas divenne uno dei centri di estrazione del rame più importanti del mondo. In pieno delirio imperialistico gli anglò trasformarono Minas in una vera e propria colonia; con tanto di villette in perfetto stile british, ben lontane s’intende, dal resto del paese dove vivevano quelli che sdegnosamente chiamavano gli “indigeni” (Vien da dire maledetta tempesta che affondò i vascelli di Filippo II!).
Gli inglesi riprodussero il modello di vita londinese ovunque, anche in Andalusia ma, quanta povertà e disperazione tra le casupole dei minatori e le vere e proprie capanne degli immigrati portoghesi. Perché i salari non permettevano il minimo risparmio. Si lavorava letteralmente solo per sopravvivere. Nel 1888 la situazione peggiora, con la nomina al vertice della Compagnia di un nuovo direttore generale, William Rich. Costui introdusse il contratto salariale a cottimo, che è come dire: impiccati da solo! Infatti, in ambienti come quelli (a fine ‘800!) si trattava di una vera e propria istigazione al suicidio; oltretutto la paga restava inferiore a quella dei pochi, ma capi squadra, minatori inglesi. L’avvelenamento dei campi favorì l’unione dei contadini alle proteste dei loro connazionali asserviti agli inglesi.
Venne così proclamato uno sciopero generale, che iniziò il primo febbraio di quell’anno. Dieci, dodicimila persone, operai e contadini con al seguito le famiglie, gridarono: «abbasso i fumi, viva l’agricoltura!». Nella consueta logica del “forte coi deboli e deboli coi forti”, un ufficiale dell’esercito spagnolo diede l’ordine di sparare. Ai primi colpi di fucile la folla iniziò a scappare verso ogni dove, mentre i soldati cercavano di bloccarla, addirittura a colpi di baionetta! Fu una strage. Il numero esatto dei morti non è noto, ma il più delle fonti riferisce di un centinaio di vittime.
Ora, i gretini, cresciuti a pane e nulla cosmico, che non studiano e ignorano il passato, il cammino faticoso degli uomini su questa faccia di terra; da storie come questa potrebbero capire che non esistono cose buone per principio, o meglio, che piacciono a loro per il semplice fatto di definirsi progressisti! La natura è devastata laggiù, e il fiume che vi scorre è detto tinto, ma di rosso per via del ferro discioltovi. Tuttavia il rame estratto dall’esempio spagnolo ha avuto delle ricadute di tipo sociale, perché ha unito le due parti principali del mondo produttivo: agricoltura e industria. Inoltre è stata una lotta nazionale spagnola contro la tirannia inglese; ma dopotutto, alla resa dei conti, il rame serviva, e serve ancora!
Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda
Si ringrazia l’autore per la cortese concessione. Immagine di copertina tratta da Web fornita dall’autore.
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