NATALIS DIES DOMINI
(Terza Parte)
Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda
Visto dalla prospettiva dei fedeli cristiani, costoro erano consapevoli e praticamente fin dagli albori, che il Salvatore s’era incarnato il 25 di dicembre. Le prove sono nei documenti scritti, che tra l’altro era del tutto naturale rinvenire in numero così corposo in un ambiente, quello cristiano, conosciuto fin da subito per la sua vasta cultura. Questo ci da modo di sapere che la data della nascita di Gesù era di molto antecedente a quella del natale del Sole, da Aureliano stabilito come culto solamente nel 274 d. C. Ne danno conferma vari vescovi e pontefici.
A cominciare da Ippolito di Roma nel Commentario su Daniele, (4.23.3) risalente agli anni 203-204; Evodio (secondo vescovo della chiesa di Antiochia), in una epistola in parte riportata da Niceforo Callisto nella sua “Storia Ecclesiastica” II,3; Alessandro, vescovo di Gerusalemme, morto nel 251, secondo la testimonianza di Vittorino (fine III secolo) che fu poi ripresa da Girolamo; Giovanni Crisostomo, che nell’omelia sul Natale,(Eíς τό γενέθλίον τοϋ Σωτήρος ήμών ‘Ιησοώ Χρίστού) scrive anch’esso che la data del 25 dicembre era nota in occidente fin dall’inizio; e in ultimo Teofilo, terzo vescovo di Cesarea Marittima, come riportato in Historia Ecclesiae Christi (o Centurie di Magdeburgo) cent. II cap. VI
Ultima e direi definitiva prova a sostegno della natività di Cristo al 25 dicembre, e che dunque sia stato piuttosto il Sole Invitto a usurparne la data, viene dalla scoperta archeologica fatta tra i papiri di Qumran. Dal Libro dei Giubilei uno studioso israeliano, Shemarjahu Talmon, ha ricostruito la successione dei 24 turni sacerdotali relativi al servizio al Tempio di Gerusalemme. Così ha scoperto che il turno di Abia corrispondeva all’ultima settimana di settembre.
Ora, secondo il Vangelo di Luca (1, 5) Zaccaria, padre di Giovanni il Battista e marito di Elisabetta, apparteneva alla tribù di Abia e vide l’angelo che annunciava il concepimento di Giovanni proprio mentre officiava al tempio, quindi a fine settembre. Ciò dà ragione a un rito bizantino che da secoli faceva memoria dell’annunciazione del Battista al 23 settembre: nove mesi dopo, il 24 giugno, come noto si festeggia la nascita di S. Giovanni. Luca (1,26) spiega che l’annuncio a Maria avviene quando Elisabetta era al sesto mese di gravidanza, ossia il 25 marzo, e nove mesi dopo, quindi al 25 dicembre, e il padre eterno non può che essere puntuale, avvenne la nascita del Signore. La cadenza dei turni trovata a Qumran avvalora dunque, a catena, tutte queste date, smentendo definitivamente le nostalgie neopagane associate al sole.
Sul perché poi i cristiani abbiano messo in risalto il Natale, facendone la seconda grande loro festa dopo la Pasqua di resurrezione, ma solo a 300 anni dall’Incarnazione, si spiega a seguito di diversi fattori di cui dobbiamo tener conto perché questi, sommati, hanno costretto i cristiani a rendere palese e dunque immettere nel calendario liturgico la nascita del Salvatore. Cominciamo col dire che nel mondo antico i genetliaci non erano tenuti in gran conto, valeva la nascita al pubblico, in altre parole quando il pargolo veniva riconosciuto dal Pater Familias; in aggiunta, se si trattava di una famiglia importante, nel momento in cui era esposto al popolo dei sudditi.
Questa usanza era praticata da tutte le comunità dell’antico mediterraneo: il bimbo messo a terra o su di uno scudo, per essere esaminato se degno di entrare nella gens e anche in caso di primo riconoscimento, il cammino era pur sempre agli inizi. Infatti, secondo le concezioni tradizionali essere homo è da tutti, diventare vir è da pochi, perché ciò comporta saper elevarsi, e la salita al cielo la si compie dopo prove che vanno dall’agoghè alla prima rasatura bruciata sull’altare di Giove, dalla prima caccia all’entrata nelle centurie, nell’efebia e dunque nel campo di Marte e alla guerra. Insomma, nella forma cambiava ben poco ma la sostanza era la stessa un po’ dappertutto: contava l’ingresso nella società e a questa concezione non sfuggiva nemmeno il Padreterno. Per cui non meraviglia che in principio contasse l’Epifania del piccolo Gesù ai pastori; il suo ingresso al mondo era quello.
Nell’oriente, Natale ed Epifania coincidevano ma da subito prese il sopravvento la data in cui il Salvatore fu riconosciuto tale dai Magi tramite i loro doni: il 6 di gennaio. Anche se era noto, ribadiamolo, che il giorno dell’effettiva nascita era diverso da quello della sua manifestazione; d’altronde è facile immaginare che il tempo della residenza della Sacra Famiglia nella grotta-casa si sia protratto per una quindicina di giorni: in attesa tra l’altro della purificazione semitica operata dalla circoncisione.
La questione della data di nascita cominciò a interessare sempre più persone a partire proprio dai primi secoli dell’era cristiana. Era anche l’effetto, assieme alle importazioni di culti, delle continue invasioni romane della Parthia-Persia ed è proprio dall’altipiano iranico che provenne il culto eroico del sole. Nell’antica Persia i compleanni si festeggiavano fin dall’epoca Achemenide, per cui era normale che anche la grande festa religiosa della ri-nascita del Sole avesse il suo genetliaco, che non poteva che coincidere con il solstizio d’inverno, cioè da quando comincia la sua risalita.
Da una iscrizione voluta da Licinio, (il rivale di Costantino che irretì Bassiano facendolo condannare nel 324 d.C.) sappiamo che il solstizio, e dunque la calendarizzazione alle sue truppe del giorno in cui si sarebbe festeggiato il Sole, cadeva il 19 di dicembre, (studi di Allan S. Hoey, “Official Policy towards Oriental Cults in the Roman Army”). Non sappiamo quale data avesse scelto Aureliano per il suo Natalis Sol Invicti, dunque non siamo in grado di dire se coincidesse o meno con quella di Licinio; sappiamo per certo che al tempo del Restitutor Aureliano si era ben consci che in oriente, dove erano presenti i culti solari, la nascita del sole era festeggiata nei giorni dal 19 al 22, ma del mese di ottobre! L’unica data in cui viene riportato al 25 dicembre la nascita del Sol Invictus è nel sopracitato calendario di Filocalo del 254 d.C..
Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda
Si ringrazia l’autore per la cortese concessione. Immagine di copertina tratta da Web fornita dall’autore.
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