Se è gratis dovrebbe essere conveniente, no? Purtroppo non è il caso dei parcheggi: gli spazi gratuiti hanno grandi costi nascosti. Lo dimostra Donald Shoup nel suo approfondito saggio “The High Cost of Free Parking: Updated Edition”. I costi sociali rappresentati dai parcheggi gratuiti sono principalmente tre:
- Maggiori costi di costruzione per gli edifici nuovi e di ristrutturazione per quelli vecchi, obbligati spesso dai regolamenti municipali a prevedere un numero minimo di posti auto, con conseguenti maggiori costi generali per le attività commerciali che vi si insediano, e per chi ci va ad abitare;
- Maggiore inquinamento e traffico: fino al 30% del traffico urbano è costituto da automobilisti in cerca di parcheggio. Se sanno che in zona ci sono posti gratuiti, girano più a lungo, snobbando i posti a pagamento liberi. Inoltre la presenza di parcheggi incoraggia ad usare l’auto personale, invece di fare car pooling o di usare mezzi alternativi.
- Consumo del territorio e dispersione urbana che spesso porta a degrado delle aree collinari vicine ai centri abitati: frane, alluvioni, cattiva gestione delle acque. Spesso lo spazio dedicato al parcheggio è più grande dello spazio dedicato alle persone.
Alcune soluzioni proposte da Donald Shoup:
- I parcheggi a pagamento devono avere tariffe dinamiche. Se un parcheggio a pagamento è sempre pieno, allora la tariffa è troppo bassa. Se invece ha spesso molti posti liberi, la tariffa è troppo alta. La tariffa ideale deve posizionarsi in modo da avere in media sempre due o tre posti liberi per ciascun isolato, ovvero due o tre posti liberi ogni cento o duecento posti auto. In questo modo chi arriva trova rapidamente posto, non gira a vuoto ma la tariffa lo scoraggia a restare troppo tempo. Se invece il posto auto è gratuito o a prezzo troppo basso, molti automobilisti possono arrivare la mattina e lasciare l’auto tutto il giorno, invece di usare mezzi alternativi (bici, piedi o mezzi pubblici) o fare car pooling. Le misure delle tariffe possono essere stabilite per tentativi, esaminando l’affluenza nel corso dell’anno e poi cercando di stabilire degli scaglioni ottimali, oppure più puntualmente con sistemi automatici (sensori che sentono la presenza delle auto negli stalli e che quindi possono dare la situazione dell’occupazione in tempo reale per una tariffazione dinamica automatica).
- I soldi dei parcheggi devono essere usati per migliorare il quartiere: marciapiedi, manutenzione, alberi, pulizia, sicurezza eccetera. In questo modo gli automobilisti, che usano in modo imponente una risorsa molto costosa, lo spazio urbano, contribuiscono al miglioramento del quartiere.
Il libro è un’analisi molto interessante di un problema controintuitivo: molti pensano che per risolvere il problema basterebbe fare più parcheggi, sotterranei, sopraelevati, periferici, centrali… ma il problema, oltre ai costi enormi, è che le automobili hanno una fame altrettanto enorme di parcheggi: ogni auto per circolare ha bisogno di tre o quattro posti auto (casa, lavoro, supermercato, ecc) e in media sta parcheggiata il 95% del suo tempo. Quindi più parcheggi fai più incoraggi la gente a usare l’auto, che a sua volta crea traffico e fame di parcheggi in un ciclo continuo inestinguibile. Lo dimostra il fatto che non esistono città senza problemi di parcheggio, sia quelle del primo mondo come Los Angeles, sia quelle dei paesi in via di sviluppo come Delhi, Giakarta, Pechino eccetera.
Qui è possibile scaricare gratuitamente un estratto in formato Kindle per esaminare il sommario e i primi due capitoli: “The High Cost of Free Parking: Updated Edition”.
via Perché i parcheggi gratis per pochi costano cari per tutti? — Benzina Zero