Proposte per un 2024 lucano.
Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda
La piccola regione lucana non può certo esimersi dal seguire il dettato angloamericano che, senza elencare tutti i punti di agenda 2030, sostanzialmente prevede due cose: deindustrializzazione e spopolamento. D’altronde Malthus è nato nell’isola sopra la Manica, che poteva venire da lassù? Terra di tecnologie avanzate, di continue rivoluzioni etiche, dove non v’è spazio per il cogitare bensì tutto è movimento, azione! L’Anglia (intesa anche come sua propaggine americana), non può permettersi di avere governi subalterni che stanno a mantenere in “piedi” popolazioni di vecchi abbarbicati su costoni granitici dell’Appennino lucano, che guardano i gatti striati e il fuoco sotto la caccavella in cui borbottano fagioli.
Non sia mai che si consentano, nel progressista Occidente, tali ruderi sociali: per combatterli è tornato di gran moda geronticidio. In auge nei tempi matriarcali oggi è riproposto in chiave techno con l’eutanasia (tradotto: il bel morire!). Però, se ben ci ragioniamo (quantomeno vi aspiriamo), alla fine anche gli anglò si sono piegati alla legge ciclica; in effetti, hai voglia a dirti progressista, a portare in spalla la trionfante linearità del materialismo escatologico.
La res extensa implica un alfa e un omega. E alla fine, della materia e delle possibilità creative, quando non sai più che inventarti o meglio quando inventi all’infinito, non trovi il nuovo bensì ritorni al punto di partenza: in questo caso alle caverne. Ed è proprio il trogloditismo l’ultimo stadio del progressismo occidentale: non è forse per effetto della res cogitans cartesiana estesa fino all’assurdo che i popoli sotto ombrello NATO (per semplificazione geopolitica) si riempiono di tatuaggi e anelli al naso? E come innanzi detto elimina i non adatti alla rinata giungla. Esattamente come nelle comunità di cacciatori-agricoltori del paleolitico, quando non erano ancora messi a coltura quei cereali che permisero l’esplosione demografica. Esattamente ad oggi, dove non c’è più lo Stato e allora arrangiatevi!
Che spariscano le aziende, inquinano e poi Gaia, la “dea terra”, venerata esattamente alla venere di Willendorf, piangerebbe! (Anche l’ecologismo è roba troglo-anglò). Che poi gli stabilimenti siano stati costruiti, nel nostro caso lucano e melfitano, coi soldi degli italiani (e chi saranno stati mai questi italiani? Diranno a breve), e in seguito l’azienda beneficiaria è passata armi e bagagli a li franzosi (li unici che possono permettersi il lusso di un barlume di sovranismo), beh, sono cose che capitano, d’altronde siamo o no capital-progressisti, in buona sostanza neo-cavernicoli?
Eh sì, noi mediterranei fatichiamo ancora a capire queste cose, siamo un popolo fuori epoca, da sempre viziati da governanti che avevano l’ardire di farsi chiamare augusti, la cui etimologia si riferisce all’aumentare, di popolo e ricchezze! E che persino quando diventavano latifondisti lasciavano oltre due terzi della produzione ai loro contadini-servi. I neo-latifondisti d’oggi, i padroni dell’hi-tech mondiale, aborriscono persino l’idea di averne: il loro obiettivo è governare sui cimiteri! Ma c’è chi vede oltre, nel panorama politico regionale; la lotta al calo demografico sarà certamente il primo punto dell’imminente campagna elettorale, già, perché le ricette non potranno essere solo l’abbattimento dei cinghiali per ridare gli spazi persi ai cittadini. Però, sinceramente, monta l’ansia se si pensa a come vorrebbero risolvere un problema che è a tutta andata esiziale.
Sotto i 500.000 residenti e un’orografia spettacolare, in tutti i sensi, è difficile se non impossibile estendere capillarmente la popolazione, cosa che avveniva con relativa facilità in passato. Allorquando, per naturale predisposizione alla colonizzazione di ogni spazio coltivabile, i terreni antichi fruttavano meno e perciò bisognava zappare più ettari. Come detto in apertura, di grandi poli industriali non se ne parla più: dobbiamo essere green, e per questo si parla di Basilicata come hub dell’energia rinnovabile. Anche in questo caso comunque non si attraggono nuovi e vecchi, ma emigrati, cittadini lucani. Anzi, di pale rotanti ne abbiamo a iosa; questi giocattoloni costosi hanno già raggiunto il limite sopportabile: se non fosse per gli incentivi nessuno innalzerebbe torri eoliche perché producono molto meno di quello che costano al pubblico.
E siamo così giunti alla fine della disquisizione, prima però vanno date le consuete ricette per uscirne. Il lettore attento avrà capito che a monte dell’articolo sono stati individuati gli ostacoli alla rinascita. Che parlare di Lucania-Basilicata come ente a sé stante, immune a qualsiasi strale proveniente da chicchessia, è un’utopia, come credere a Babbo Natale. E allora, se non siamo impossibilitati a programmare una strategia economica per salvare la popolazione locale dall’estinzione, come fare almeno in modo di resistere fino al cambio di politica mondiale, ammesso che ci sarà?
Tornare alla terra, all’agricoltura, e non scherzo. In quest’era che vede l’impero angloamericano, nostro padrone, in agonia, ma lenta e lunga perché vuole sopravvivere al suo destino ineluttabile, assisteremo a derive sempre più estreme. L’invito che si può fare ai lucani, sull’onda di una lotta di stampo partigiano, o se preferite brigantesca (più familiare in queste terre), è quello di riappropriarsi letteralmente della propria terra. Che ognuno investa quel poco che ha nell’acquisto di lotti agricoli, e li metta a frutto.
Se non ha le forze, perché l’età non lo permette, si faccia aiutare dai giovani, quelli che sono rimasti. Bisogna entrare nell’ottica storica che vede, ad ogni impero in declino, un peggioramento complessivo delle condizioni di vita degli strati più bassi della popolazione. I ricchi conserveranno sempre il loro status privilegiato, per loro non ci sarà mai crisi. Non è importante dunque ciò che si voterà l’anno prossimo, perché tanto il potere pubblico verrà ancor più svuotato dei contenuti dalla morente e neo-cavernicola élite liberal-anglò. Per noi è tempo di tornare alla Patria, di rifar partire il ciclo dell’età dell’oro.
Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda
Si ringrazia l’autore per la cortese concessione. Immagine di copertina tratta da Web fornita dall’autore.
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