IL CARATTERE DELLA LITURGIA GRECO-BIZANTINA DEGLI ARBËRESHË

Tutte le liturgie, cristiane e non, oltre ad avere un ruolo anamnestico e cultuale, hanno un carattere didattico-educativo perché insegnano ad amarci come fratelli e sorelle, a conoscere le Sacre Scritture, a celebrare,

a pregare e a lodare, perennemente, in primis, la Santissima Trinità, verso la quale è diretta l’adorazione (latria) e il rendimento di grazie (eucarestia). Esse, poi, ci insegnano a invocare la Madre di Dio (Theotokos), i santi, ai quali si addice la venerazione (dulia) e il culto religioso; inoltre, invitano alla comunione, alla riconciliazione, al perdono dei fedeli e all’evangelizzazione (ite missio est). Nella Divina Liturgia si realizza la presenza reale, sacramentale e spirituale del Signore risorto, con le parole del celebrante, che invoca lo Spirito Santo (epìclesi), e con la transustanziazione delle sacre specie (pane e vino in corpo e sangue di Cristo), durante la consacrazione, che vuole rinnovare e perpetuare il suo amore per l’umanità e per la creazione. Con la liturgia, attraverso la celebrazione del mistero (eortasmós) e l’azione ecclesiale, Cristo sacramentato è presente nella vita umana per realizzare, nel tempo e nello spazio, la nostra salvezza.

Anche la nostra Divina Liturgia greco-bizantina ha una natura mistagogica e catechetica perché, con il suo rito, le sue azioni, i suoi simboli religiosi e la sua iconografia, istruisce alla verità, nutre e arricchisce la persona di spiritualità e di retta fede (ortodossia). Le principali liturgie bizantine celebrate nelle nostre chiese italogreco-albanesi cattoliche, in uso anche nelle chiese ortodosse, sono quella di San Giovanni Crisostomo, nel tempo ordinario, e quella più antica di San Basilio, dalla quale si è formata la liturgia di San Giovanni Crisostomo, che viene celebrata il primo gennaio, festa del Santo, e nelle cinque domeniche della Santa e Grande Quaresima, nonché il giorno della festa di Natale e della Teofania (6 Gennaio: Battesimo di Gesù), quando ricorrono di domenica e di lunedì.

Esse hanno tempi e modalità diversi dalla liturgia latina e ambrosiana, ma nella sostanza sono uguali. Il sacro edificio bizantino è caratterizzato dall’iconostasi, una sacra parete artistica

che divide l’altare dalla navata centrale, in cui si aprono tre porte durante l’intera anafora (parte principale della liturgia) e durante la comunione dei celebranti. L’iconostasi, con le sacre immagini, è simbolo della distinzione tra cielo e terra e la chiusura delle tende delle sue porte, durante i momenti più sacri della celebrazione, simboleggia l’impenetrabilità del mistero divino. La Liturgia Bizantina è sempre cantata, presuppone normalmente la presenza di un diacono che propone l’intenzione delle preghiere al popolo, in un continuo alternarsi con esso, e quando è presente il Vescovo (Eparca) si celebra il Pontificale (celebrazione solenne).

Usanza normale della Chiesa Bizantina è la concelebrazione da parte di più sacerdoti, determinata anche dal fatto che la tradizione bizantina ammette una sola Liturgia quotidiana mattutina, poiché una è la Liturgia, uno è l’Altare su cui viene celebrata, una è la comunità che attorno ad esso, e durante essa, si riunisce in ulteriore segno di comunione e di fratellanza.

Lo schema della nostra Divina Liturgia si divide in: I) Protesi o rito di preparazione. Questa parte è determinata dalla necessità di preparare, opportuna- mente, il pane necessario per la celebrazione (il pane utilizzato è normale pane lievitato). Il rituale si svolge mentre il popolo canta la grande Dossologia (preghiera di ringraziamento a Dio, in lingua greca e/o albanese) e quando il sacerdote, assieme al diacono, recita le preghiere e prepara sull’altare laterale (protesi) quello che serve per la celebrazione.

La disposizione del Pane sulla patena con l’Amnos (agnello simbolo del sacrificio di Gesù sulla croce) posto al centro e, con le altre particole, costituisce l’espressione liturgica della comunione ecclesiale attorno a Cristo, la quale, con la menzione degli angeli, dei Santi dell’A.T. e del N.T, dei fedeli defunti e dei viventi, comprende la Chiesa universale e la stretta connessione tra Chiesa celeste e Chiesa terrestre. II Liturgia della Parola: questa parte comprende la grande litania di pace (irinikà), il canto di tre salmi (antifone), la processione con il Vangelo (isodos), le letture del N.T. (Epistole, Atti degli Apostoli, Vangeli) e l’omelia.

La processione con il Vangelo, mostrato al popolo dal diacono, o in sua assenza dal sacerdote celebrante, con tutti i concelebranti, costituisce l’elemento visivo caratterizzante Cristo, Via, Verità e Vita. III Liturgia dei fedeli: ha inizio con un’altra grande processione di fede (recita del Credo), l’Anafora o Preghiera Eucaristica. Segue la grande preghiera epiclètica della transustanziazione: Signore Dio nostro, Ti offriamo questo culto spirituale ed incruento; Ti invochiamo, Ti preghiamo e Ti supplichiamo: manda il tuo Santo Spirito su di noi e sopra i doni qui presenti. E fa di questo pane il prezioso corpo del tuo Cristo; e fa di ciò che è in questo calice il prezioso sangue del tuo Cristo.

Il segno di pace si dà prima della recita del Credo, dopo l’invito del diacono: Amiamoci gli uni gli altri affinché in unità di spirito professiamo la nostra fede, in relazione a quanto ha detto il Signore: Se stai presentando la tua offerta sull’altare e li ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all’altare e vai prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono (Mt. 5,23-24). IV Distribuzione dell’Antìdoron: è il resto del pane rimasto, non consacrato, che viene benedetto durante l’anafora e distribuito a tutti i fedeli presenti. Un tempo si dava soltanto a coloro che non avevano potuto partecipare, in presenza, all’Eucarestia.

Tratto da:Onda Lucana® by Kosta Costa Bell