L’arse argille consolerai

Carlo Levi ha abitato a Firenze per quattro anni. Un periodo molto più lungo del suo confino in Lucania, che si è snodato dall’agosto del ’35  al maggio del ’36. Dieci mesi vissuti fra Grassano e Aliano. Come tutti i partigiani Carlo Levi, ricercato dalla polizia come antifascista e come ebreo, era costretto a cambiare casa ogni due-tre settimane. Lo faceva per non mettere in pericolo la vita di coloro che gli davano ospitalità. Nell’autunno del 1943 Carlo Levi arrivò in casa di Anna Maria Ichino, in piazza Pitti. Da quel momento l’appartamento  cominciò a essere sempre più frequentato. Tutti volevano conoscere Levi. Tutti volevano parlarci. Levi era una sirena. Parlava con estrema calma. Convinceva tutti.

Affascinava tutti. Anche Anna Maria Ichino rimase incantata da quest’uomo. In quella casa Carlo Levi  cominciò a scrivere  Cristo si è fermato a Eboli, il diario del suo confino prima a Grassano e poi a Aliano, in provincia di Matera. Cominciò a scrivere con un lapis, pagina dopo pagina, senza mai un ripensamento, una correzione. E Anna Maria lo batteva con la macchina da scrivere. Pagina dopo pagina. Ma non sempre potevano lavorare la sera.  A volte  mancava la corrente elettrica. A volte non avevano mangiato a sufficienza. I  tedeschi occupavano la città. Gli Alleati bombardavano gli scali ferroviari per impedire i rifornimenti. Ogni giorno poteva essere l’ultimo. La casa di Anna Maria Ichino era intanto diventata la sede clandestina del Comitato di Liberazione. Qui si riuniva la commissione stampa, incaricata di preparare un giornale, La Nazione del Popolo, da far trovare ai fiorentini dopo vent’anni di dittatura.

Del comitato facevano parte cinque uomini: il  dottor Carlo Levi, azionista, il dottor Bruno Sanguinetti, comunista, il  professor Vittorio Santoli, liberale,  il dottor Amerigo Gomez, socialista, e il professor Vittore Branca, democristiano. In quella casa arrivavano comandanti partigiani, ma anche amici come Manlio Cancogni, Carlo Cassola, Eugenio Montale, Cesare Fasola che in quel tempo si preoccupava di salvare le opere d’arte,  il conte Sandrino Contini Bonacossi, gli architetti Giovanni Michelucci, il maestro  socialista Alberto Albertoni, Giacomo Devoto, il pittore Giovanni Colacicchi.

Passava  anche Paola Olivetti, ex moglie di Adriano, l’industriale delle macchine da scrivere, e compagna da dodici anni di Carlo Levi. Il Cristo si è fermato a Eboli è stato terminato il 18 luglio 1944.  Vittore Branca, un lavoro alla Crusca, membro del Comitato toscano di Liberazione ha definito il Cristo il libro più importante del nostro dopoguerra. Pochi giorni dopo la Liberazione di Firenze, avvenuta l’11 agosto 1944, in casa di Anna Maria Ichino  arrivarono  i Saba. Il poeta con la moglie e la figlia avevano lasciato Trieste dopo l’8 settembre del 1943 per una spiata. Per evitare l’arresto e la deportazione  si  erano rifugiati a Firenze, la città che Umberto Saba conosceva meglio. Nel 1903 era  a Pisa per  seguire lezioni universitarie. 

Nel 1905  era a Firenze “attratto e respinto dalla capitale culturale e letteraria di allora”. Nel 1907 era in convalescenza all’ospedale militare di Monte Oliveto ancora a  Firenze. Nel 1911  era tornato a Firenze  in viaggio di  nozze con la moglie Carolina Wolfler, chiamata affettuosamente Lina. Con il denaro ricevuto in regalo dalla zia fece pubblicare il suo primo libro intitolato “Poesie”. L’anno seguente fece stampare dalla tipografia che pubblicava La Voce, il suo secondo libro, “Coi miei occhi”, sempre a proprie spese. Ci venne tante volte  anche “per correggervi un po’ la mia lingua di triestino, più tardi per divertimento”.  

I Saba a Firenze avevano cambiato rifugio undici volte. Poi tutti e tre finirono nell’appartamento di Anna Maria Ichino. Ce li portò Carlo Levi. La figura  di Anna Maria Ichino – morta, sola,  il 3 giugno 1970,  all’età di 58 anni –  è riemersa dopo la pubblicazione del libro L’arse argille consolerai: Carlo Levi dal confino alla Liberazione di Firenze, premio Levi 2016,  edito da Ets. Se n’è parlato durante la Giornata della Memoria che gli Uffizi hanno dedicato a Carlo Levi.  Il direttore della Galleria, Eike Schmidt, ha voluto, il mese successivo, andare in Basilicata a visitare i luoghi del confino di Carlo Levi. Il 9 marzo 2018 insieme al sindaco di Firenze, Dario Nardella,  ha intitolato ai lati di palazzo Pitti, due piazzette: una a Carlo Levi e l’altra a Anna Maria Ichino. Proprio di fronte alla casa di piazza Pitti  dove Carlo Levi ha scritto Cristo si è fermato a Eboli.

Tratto da: Onda Lucana® Press

Fonte: Nicola Coccia

Si ringrazia la Redazione della Casa Editrice ETS per la cortese disponibilità e l’autore Nicola Coccia per questa seconda edizione.