Notizie storico – artistiche sulla Chiesa Madre “San Giovanni Battista” di Plataci.
Tratto da:Onda Lucana® by Kosta Costa Bell
Plataci (CS) – La nostra bella e maestosa chiesa madre, della Parrocchia “San Giovanni Battista” di Plataci, appartiene all’Eparchia di Lungro, istituita il 13 febbraio 1919 dal Papa Benedetto XV, con la Bolla Catholici fideles greci ritus1 , e ad essa è assegnato, dal Sommo Pontefice, un suo epìscopo ordinario (il primo Vescovo eparchiale fu, S. E., Mons. Giovanni Mele, a cui seguirono S. E., Mons. Giovanni Stamati, comme[1]morato in chiesa da una lapide marmorea; S. E., Mons. Ercole Lupinacci, un Amministratore Apostolico, sede plena, nella persona di S. E. Mons. Salvatore Nunnari, ex Arcivescovo di Cosenza-Bisignano, e oggi un nuovo eparca, S. E., Mons. Donato Oliverio). Secondo lo storico Francesco Russo la comunità di Plataci nel 1535 aveva già la sua Parrocchia, che apparteneva alla Diocesi di Cassano, ma non si sa se già esisteva una chiesa parrocchiale. Tuttavia, i primi dati storici della presenza di un sacro edificio risalgono al 1600 e nel XVIII sec., sempre secondo quello riporta padre Russo, esso sarebbe stato ultimato.
Attraverso un accurato studio storico-architettonico, effettuato da alcuni tecnici, è stato rilevato che, in seguito, la primordiale chiesetta venne sostituita dall’odierna grande chiesa, a tre navate, poiché essa non presenta sovrapposizioni e/o giunzioni ulteriori. La nuova chiesa stata ampliata e costruita con pietre locali, trasportate sulle groppe di donne e di uomini platacesi, mentre il tetto è stato costruito con travi di legno stagionato del bosco della Montagnola, trainati in paese dai buoi. Essa presenta influssi rinascimentali, avendo la facciata con tetti a salienti, e all’interno vi sono elementi vagamente barocchi, dato che sono presenti caratteristiche decorazioni, nelle volte e nei capitelli absidali, risalenti a quell’epoca. Il sacro edificio, come tutte le primordiali chiese delle comunità italo-albanesi, insediatesi in Italia nel XV sec., non è stato costruito secondo i canoni architettonici delle chiese bizantine perché era sotto la giurisdizione dell’ autorità ecclesiastica di tradizione latino-romana.
A differenza del passato, quando la chiesa madre di Plataci fu edificata con un’impostazione architettonica latina (in quanto, come abbiamo detto, dipendeva dalla Diocesi di Cassano), oggi, all’interno, presenta alcuni accorgimenti peculiari al suo rito bizantino-greco (come prescrivono gli “Orientamenti Pastorali” e le “Norme Canoniche” del nostro recente II Sinodo Intereparchiale delle Eparchie di Lungro di Piana degli Albanesi e del Monastero Basiliano di Grottaferrata) quali, ad esempio, la presenza prevalente di icone al posto delle 1 Benedetto PP. XV Catholici fideles greci ritus. Acta Apostolicae Sedis, X, 1919. In questa Eparchia, per gli italo[1]albanesi dell’Italia continentale di rito bizantino-greco, sono riunite 20 comunità arbëreshe con un totale di 29 Parrocchie tra le quali quelle personali di Lecce, di Cosenza, di Torino, di Cargèse in Corsica, di Castrovillari (CS) e unificate sotto la giurisdizione di un solo Vescovo Ordinario dello stesso rito.

Al suo interno, quindi, vi è stato (ed è tuttora in corso) un forte ripristino delle forme caratterizzanti una chiesa di rito bizantino. Oggi, grazie alla radicale rieducazione sulla realtà spirituale bizantina, italo-greca-albanese, la presenza delle poche statue di legno si avvia, quindi, verso una soluzione indolore. Così dicasi per le altre forme tipicamente latine che stanno cedendo il passo a contenuti più conformi alla Tradizione spirituale e rituale bizantina. Essa è a pianta basilicale con un’ampia navata centrale e con altre due navate laterali, aventi larghe arcate a tutto sesto, che poggiano su robusti pilastri in muratura.
All’incrocio tra il transetto e la navata principale si eleva una cupola che all’interno è semisferica, mentre all’esterno risulta inglobata in un tamburo ottagonale attorniato da una serie di finestrelle quadrilobate. Il sacro edificio sorge nel cuore del centro storico di Plataci verso la quale confluiscono, a raggiera, tutte le principali stradine dell’abitato. Per poter creare uno spazio antistante ad essa, costituente il sagrato, fu realizzato un terrapieno sostenuto da un muro in pietrame con il parapetto. Poi, nella ristrutturazione del 1955, su interessamento del precedente parroco, il protopapàs Chidhichimo Francesco (alias Ciccio), il parapetto in pietra fu rimesso a nuovo con una serie di pilastrini, realizzati con mattoni in cotto e collegati superiormente da un cordolo di cemento debolmente armato. Sempre in quel periodo, venne demolito il fienile antistante la chiesa (nel lato sud) che le ha permesso di riacquistare maggiore luce e decoro.
Nel 1993 la chiesa è stata completamente revisionata, merito di un contributo regionale, fatto pervenire dall’Amministrazione Comunale dell’epoca, e i lavori svolti, oltre al rifacimento dell’ intera copertura e alla rimessa a nuovo del sagrato, degli spazi antistanti ammodernati con placche di pietra locale, al nuovo muretto perimetrale con mattoni in cotto e all’ illuminazione esterna con pali e lanterne in stile antico, hanno previsto un più accurato consolidamento strutturale e, purtroppo, una parziale eliminazione dell’ umidità con un drenaggio perimetrale. Con i lavori che seguirono negli anni ’90 è stato, inoltre, tolto l’intonaco esterno e la muratura in pietra che è venuta alla luce è stata rifinita con spruzzate di malta cementizia realizzando il bel paramento a faccia-vista che oggi si può ammirare.
La chiesa è affiancata da un tozzo campanile a base quadrata che accoglie un originale orologio meccanico costruito e brevettato da un defunto inventore locale di nome Salvatore Gramisci (Tul Çirruti). Come dicevamo, grazie all’ interessamento del sac. Ariton Ilies, che si è impegnato, anche con il contributo dei parrocchiani, per la ristrutturazione e il restauro, esterno e interno, della cappella di San Rocco, è stata installata una bella iconòstasi a quattro registri (quella precedente è stata collocata nel Santuario della Madonna di Costantinopoli), opera del maestro ebanista ed iconografo rumeno, Mihail Gabriel Tarko. Le splendide icone poste su di essa sono, invece, opera del prof. Mircea Moldovan, autore di oltre quaranta icone: “La Crocifissione” (in alto); a destra di essa i quadretti dei profeti e patriarchi dell’ A.T.: “Abramo, Davide, Ezechiele, Isaia”; alla sua sinistra: “Daniele, Mosè, Elia e Michea”; sotto di essi ci sono gli Apostoli ed Evangelisti: Simone, Tommaso, Marco, Matteo, Giacomo, Paolo” (a dx di chi osserva) e “Bartolomeo, Filippo, Luca, Giovanni, Andrea e Pietro (a sx).
Nel registro sottostante alcune feste despotiche e theomitoriche tra le quali: “La Natività, il Battesimo, la Resurrezione” (Discesa agli Inferi di Cristo), a sinistra; “La Mistica Cena” (al centro); “L’Ascensione, la Pentecoste e la Dormizione della Beata Vergine Maria”, a destra. Nell’ultimo registro, infine, si trovano le icone di “San Giovanni Crisostomo” (all’ estrema sx dell’iconostasi); “il protodiacono Stefano” (nell’anta della porta laterale sx); “il Cristo benedicente in trono” (al lato sx della porta centrale (orèa pili: porta bella); “l’Annunciazione a Maria” (nelle ante della porta centrale); “la Madre di Dio in trono” (al lato 2 Luogo sacro riservato ai sacerdoti e ai chierici consacrati, racchiusa dall’iconostasi che è una struttura divisoria in legno, in mattoni o in marmo.
Secondo una dettagliata cronaca del sacerdote C. Korolevskij, inviato in missione d’indagine nel 1921, dalla Sacra Congregazione Orientale del Vaticano, nei paesi italo-albanesi della Lucania e della Calabria, conosciamo l’enumerazione e la descrizione dei dodici altarini laterali che in quel periodo esistevano nella chiesa madre di Plataci: “A sinistra di chi entra, la Madonna del Rosario; San Giovanni Battista; la Santissima Trinità, con un quadro rappresentante la Trinità e due vescovi, l’uno greco e l’altro latino; la Madonna delle Nevi, un posto vuoto, nel quale è sepolta, come ne fa fede un’iscrizione, una tale Maria Flocco; Gesù risorto; la Madonna del Purgatorio; San Francesco di Paola…. Nel santuario, una rozza statua di Sant’Elia”. dx della porta centrale); “l’arcangelo Michele” (nell’anta della porta laterale dx) e “San Giovanni Battista” (all’estrema dx dell’ iconostasi).
Inoltre, nel vima ci sono le icone del “Cristo benedicente e glorioso”, la “Platitèra ton uranon (la più vasta dei cieli) con angeli” nel catino absidale; i “Santi Padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente” e la “Comunione degli Apostoli”, realizzate dal maestro Mihail Gabriel Tarko, l’icona di San Nicola, di San Basilio il Grande, altre icone di alcuni apostoli, di San Pio da Pietrelcina, poste sui pilastri delle navate laterali e del Cristo benedicente sulla volta della navate centrale, realizzate dall’iconografo rumeno, Cosmin; dell’icona di San Giovanni Battista e dell’icona di Santa Madre Teresa di Calcutta del defunto iconografo albanese, Josif Droboniku.
Tra le molteplici feste paesane di San Giovanni Battista, patrono di Plataci, presenti nel nostro Calendario bizantino-greco, vengono solennemente celebrate la sua Natività (24 giugno) e il suo Concepimento (23 settembre). All’interno di questa chiesa è tumulata la pia donna, Maria Flocco (beat Maria), unica beata di tutta la nostra Diocesi, come tramanda la devozione popolare, che aveva anche un altare in fondo alla navata destra con l’iscrizione della sua sepoltura, e ci auguriamo che quanto prima possa essere estumulata ed esposta alla venerazione dei fedeli.
Tratto da:Onda Lucana® by Kosta Costa Bell
(Bellusci Costantino)
Immagini interne e di copertina fornite dall’autore.