Anarchismo e Comunismo.

 Tratto da: Onda Lucana® by Monica Splendori 

Tutte le volte che ci si pone il problema di modificare in senso democratico il sistema politico degli Stati Borghesi, ci si trova di fronte ad una scelta di metodo: l’alternativa tra la linea politica sostanzialmente marxista e quella sostanzialmente anarchista. Marx e Bakunin (spesso conosciuti solo di nome), occupano ancora la mente, o meglio il cuore di tutti i democratici sinceri. Qui si tenta un esame obiettivo delle loro teorie essenziali, nella convinzione che tale esame è indispensabile per affrontare costruttivamente i problemi delle attuali democrazie occidentali, ridotte ormai ad una parodia del concetto stesso di democrazia.

Il comunismo si reggeva sul pensiero marxista e Marx credeva che il motivo per cui doveva essere fatta una rivoluzione era appunto la forma di oppressione esercitata dalla classe borghese sul proletariato, e che questa borghesia dovesse essere eliminata dopo una iniziale confusione. In questo modo si sarebbe riusciti, a creare uno stato unico, non più formato di borghesi e proletari, ma di soggetti che insieme avrebbero dato inizio ad uno stato fondato sull’uguaglianza economico sociale, uguaglianza imposta dallo stato ed attraverso lo stato. Non era più lo stato borghese, ma lo stato di tutti, senza più le classi sociali.

Marx, infatti, affermava che i membri del partito non avrebbero avuto interessi distinti dagli interessi di tutti. L’anarchismo, è la teoria secondo la quale l’uguaglianza e la giustizia debbono essere conquistate abolendo lo Stato e sostituendolo con un sistema di liberi accordi tra uomini liberi, che non significa senza regole, anzi anche i gruppi anarchici avevano un ordinamento sia pratico che, ancor di più teorico, che li regolamentava, è cosa diversa sia dal comunista che dal comunismo in quanto pensiero teorico.

Il pensiero anarchico contemporaneo è stato enunciato da Bakunin, il quale riteneva che il comunismo non fosse altro che un’ennesima dittatura mascherata e malcelata sotto altre vesti, infatti, l’anarchico non è contrario alle regole ma alle regole dettate dall’alto. Per questo per l’anarchico lo stato borghese o proletario era sempre contro la Libertà individuale ossia sinonimo di costrizione, di dominazione attraverso la forza. Secondo Bakunin la società che sarebbe stata edificata dopo la caduta della borghesia ed una iniziale confusione, sarebbe stata di uomini liberi che si autoregolamentavano senza Stato.

Ciò di cui non ha tenuto conto è che la borghesia possedeva un potere che era dato da varie forze la burocrazia, le forze armate e i mezzi di informazione che avrebbero fatto risorgere dal caos una dittatura borghese ancora più forte. Concludendo tornando alla polemica Marx-Bakunin. Marx era convinto che il proletariato non si sarebbe ribellato prima di aver preso coscienza e non avrebbe vinto prima di essersi organizzato sotto la guida del partito comunista. Bakunin, con la teoria della fase confusionale dalla quale sarebbe sorta spontaneamente la società anarchica, aveva eluso dei problemi.

Il più importante era appunto la rinascita di una borghesia più forte e più dittatoriale. Oggi come oggi ci troviamo in uno stato di democrazia parlamentare, che non si riconosce più come tale. Infatti l’attuale governo viene definito populista, proprio perché nasce da forme di politica, mai precedentemente sperimentate in una Repubblica democratica. Movimenti che hanno cercato la rottura del sistema , supportati dai cittadini con il voto, ritenendo e sostenendo che ciò è la necessità popolare. Chissà, se questo nostro paese possa ritenersi orientato verso il comunismo o l’anarchismo? Oppure se sia un nuovo metodo per modificare in senso democratico, lo Stato Borghese!

Tratto da: Onda Lucana® by Monica Splendori