Arbela-Magnesia?

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

Sul grande scontro campale di Magnesia, (189 A.C.), si potrebbe azzardare un ipotesi, forse assurda, di un collegamento tra questo avvenimento e la battaglia di Arbela? Mi spiego meglio: sappiamo che Scipione Africano Major nutriva una passione letteraria per la Ciropedia di Senofonte, (lo scrive Cicerone nelle sue lettere al fratello Quinto, nelle Tuscolanae Disputationes), tanto che non è azzardato suppore che fosse il suo libro da viaggio. Pare, dai suoi comportamenti, che il giovane condottiero romano si ispirasse al Ciro letterario per la sua vita pubblica e privata.

L’episodio della principessa celtibera lasciata da Scipione al suo legittimo consorte, imita il gesto cavalleresco descritto da Senofonte riguardo a Pantèa, nobildonna di Susa, che Ciro rimanda, illibata, a suo marito Adrabate; che oltretutto era nemico del giovane achemenide. Dall’esempio letterario all’attuazione storica, lo stigma del nobile lo conferiva padronanza di se stessi.

Ovviamente la Ciropedia non era un semplice manuale di galateo, ivi erano descritte le tattiche e le manovre di guerra da far eseguire agli eserciti. Ad esempio l’assalto alla collina dei caldei narrato da Senofonte è servito da spunto a Scipione per la battaglia di Baecula, dove il movimento delle truppe romane ricalca quello dei persiani. Così come le varie manovre di aggiramento, sempre descritte nella Ciropedia, e di come Creso sia riuscito ad annullarle.

Naturalmente Senofonte, nella sua biografia idealizzata, non fa altro che descrivere le nuove tattiche di guerra del mondo greco; realmente applicate dai generali ellenici del suo tempo. Il primo dei loro epigoni è Alessandro il Grande che, nella sua spedizione in Asia, non si peritò certo di trarsi seco le opere di Senofonte, su tutte l’Anabasi e naturalmente l’immancabile Ciropedia.

Tutto ciò non toglie nulla al genio dei due condottieri, romano e macedone, ma queste similitudini troppo circostanziate confermano come in passato le opere letterarie venissero utilizzate come manuali di guerra e politica; dopotutto in mancanza di scuole e accademie militari era normale che le antiche aristocrazie traessero insegnamento dai maestri, (e Senofonte fu tra i migliori allievi di Socrate, il fondatore della speculazione sull’anima).

Per noi desta più interesse l’Anabasi, perché è un racconto molto più avventuroso, per cui avvince il lettore avido di conoscere il mondo antico, ma per i contemporanei era molto più interessante la Ciropedia proprio per le sue qualità didattiche sulla guerra: dopotutto parliamo sempre di classe dirigente, l’unica che sapeva leggere, che doveva ricavarne frutti, pratici non puramente speculativi, da tali studi. Veniamo ora al nocciolo della questione; se dunque Scipione ha appreso in anticipo, sui suoi coetanei e compatrioti, l’evoluzione militare ellenistica, a me sembra naturale che abbia appreso, anche da Alessandro Magno oltreché da Annibale stesso, alcuni accorgimenti su come scompaginare eserciti sterminati ma scarsamente coesi e soprattutto mal guidati, quale fu quello di Antioco III a Magnesia.

Tali manovre erano effettuate allo scopo di portare l’attacco al cuore delle linee nemiche, lasciando al resto dell’esercito il compito di contenere la pressione esercitata dalla massa di uomini nemici che avanzavano. In pratica un colpo di maglio sferrato da un numero ridotto di cavallerie, ma esperte, al centro dello schieramento avversario e che avrebbe spezzato l’unità ed infine disarticolato l’intero esercito nemico.

D’altronde era l’unica eseguibile, vista la soverchiante maggioranza degli asiatici. Scipione ha dato tali ordini a Domizio Enobarbo; di operare dunque uno sfondamento a sinistra dello schieramento siriano, (come aveva fatto Alessandro ad Arbela con il fianco sinistro persiano). La cavalleria romana travolse i catafratti, portandosi dietro i manipoli di fanteria che falcidiarono tutta l’ala sinistra, estendendo poi lo sfacelo anche al centro, proprio come fecero gli hetairoi di Alessandro.

Per facilitare meglio tale compito, l’ala destra romana fu aumentata di numero proprio in previsione di un suo impiego in attacco, al contrario l’ala sinistra fu lasciata coperta solo dalle sponde del fiume Sipilo e con un esiguo numero di uomini perché aveva il compito di difesa, nell’attesa che tutto fosse risolto dagli uomini del versante opposto.

E’ lo stesso schieramento fatto da Alessandro ad Arbela; un’ala sinistra ridotta nel numero, e nella qualità, a fronte di un fianco destro numeroso e composto dai migliori. Credo che l’Africano si sia ritirato lungo la costa appositamente per lasciare la gloria al fratello, come sostengono anche gli studiosi: Giuseppe Antonelli, Basil Liddel Hart e Andrea Frediani, e nello stesso tempo abbia dato istruzioni al ben più competente Domizio Enobarbo sul come avrebbe dovuto posizionare e far muovere l’esercito. Soprattutto, che questi movimenti siano stati dettati dall’eroe di Zama ricalcando quelli di Arbela, a l.

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

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