DAL PURGATORIO AL CONVENTO

Tratto da:Onda Lucana® by Domenico Friolo

Là, in questa dimora cadente,
mi accolsero, con amore
le tiepide braccia di mia madre.

In questa mura venni al mondo,
dopo un’era sconvolgente:
si era nel tragico dopoguerra

Mi è a fronte la casa dove sono nato:
oggi la vedo tristemente inutile,
cadente, struggersi nel suo abbandono.

Sembra guardare di traverso e offesa
chi la osserva adesso, il quale, è ignaro
di quando, tra quelle mura c’era la vita.

Non sa di bimbi felici, vivaci, intelligenti,
nè di splendide ragazze, di baldi giovani,
ne di forti uomini e di amorevoli madri.

Egli, ignaro, pubblica la foto
di quel mondo spento, senza vita,
dove si appigliano fantasie e sguardi altrui.

Ma io, rammento quel cantar del gallo,
all’apparire l’aurora e nell’ora antelucana
ognuno già con un ruolo: qualcosa da fare.

C’era da dire, da consigliare, da ascoltare
qualcosa a cui aspirare, mete da raggiungere,
il luogo diveniva frenetico, nella sua povertà.

Povertà non gradita ai giovani audaci:
che partirono, visitarono altre località,
dove scoprirono un maggior benessere.

Andarono, scoprendo il meglio, stava lontano.
Cosi, senza loro, pian piano, al Purgatorio,
rimasero i vecchi, poi piu’ nessuno.

Il sole non ravvivò più quelle onde di tegole,
gli embrici rimasero orfani degli uccelli,
cessò il trambusto nella strada.

Rimase sola, la chiesa del Carmine
dove ora sembra vana la mia preghiera
lanciata nel vuoto, accolta dal silenzio.
___________________________________________

Finita la poesia medito ancora sul passato…
La mia visione va oltre le strade prive di vita,
va alle tante persone che ho conosciuto, ed il ricordo corre lungo altre strade, va per altre dimore.
Ritornano in mente, personaggi del passato che rammento e narro per non dimenticarli.
Anche loro vissuti sul colle.

1) Allora penso a PUPETT…
Pupett il gigante, sorridente dagli occhi azzurri,
sfoggiava muscoli e forza e sotto le Lamie,
ergeva muretti a secco di pietra, ne faceva terrazzini da coltivare nel forte pendio del Cervaro,
vi piantava ortaggi che
esposti al sole richiedevano molta acqua,
e lui, la prendeva alla fontana vicino la forgia dello ‘Scem’, ben più in alto e con secchi colmi, Pupett andava su e giù, per gli impervi sentieri, col prezioso carico di acqua da porgere alle sue piantine.
Ma che buone erano le sue verdure e i rossi pomodori e lui, orgoglioso ne mostrava alla gente e felice sorrideva.

2) Poi ripenso a LEONARDO SURIANO
detto: L’nard u Vavos…e mi duole questa storia,
Leonardo era nato sano forte e bello, correva giocava con altri bimbi…. poi, si raccontava,
una dose eccessiva di ‘papagna’, ne mutò la vita.
Stette male, dormi a lungo come in coma, al risveglio, purtroppo camminava lentamente, non parlava più. Divenne adulto, ma al cervello non rispondevano con armonia i sensi motori…. Povero Leonardo…
Stringeva nelle mani tremanti la sua pena:
quel fazzoletto bianco di lino che portava alla bocca
per nettare e fermare ciò che i muscoli del viso, non potevano più fare, da questo il suo nomignolo.
Voleva salutare tutti, voleva sorridere, dire una parola,
cercava un contatto, la gente sapeva,
si fermava, ricambiava il saluto, che a Leonardo non riusciva più come prima ma solo un abbozzo di parola simile ad un rantolo.
Si scusava con gli occhi…umilmente.
Dove era finito il bel bimbo che correva felice,
roteando lo ‘zirr zirr’, il suo giocattolo di legno
dalla che suonava correndo dalla Fera Chiusa al Cervaro, al Purgatorio ?

3) POI RICORDO ANCORA ED A LUI DEDICAI UNA POESIA
Mi pare di udire ancora una trombetta postale
in mano ad Antonio, il banditore detto: CARRUNGIO,
sinonimo di “‘Che arrangia””.
I suoi annunci armonizzati
con rime efficaci, spassose, e appropriate,
egli dava spettacolo effervescente.
Lo ricordo sul muraglione del Purgatorio,
dopo aver dato fiato alla trombetta,
piazzava la mani su muraglione…
Guardava in basso, ergeva ben retto il capo,
ed imitando la solennità tipica di Mussolini,
iniziava con piglio fiero, autoritario, annunciava:
La sua voce scandiva il bando:
* “” I Kak a la chiazz
e pisci r Sant’ Rocco””
seguivano ilarità e risate,
nei quartieri poveri e nei ricchi:
dal Cervaro, alla Limpidina, al Convento.

4) ZIA GRAZIA A STRAZZAR
Alla Fera Chiusa, viveva zia Grazia ‘a strazzar’,
tipica la sua voce tremula e rauca, si trascinava
col suo femore rotto, ragione della sua sofferenza, ella se ne stava seduta nella penombra, in attesa di clienti sistemava la merce, si sedeva sempre sui gradini della sua dimora,
accanto alla sua porta, mostrava cosucce da vendere…
era l’ultima regina dell’abitato, mai dimenticata.
Lei col marito, vennero, dalla Puglia a Rotondella
dopo sposati, erano buoni mercanti, gente con merci che giravano mercati del sud.
Ebbero figli ed una miriade di nipoti, dall’aspetto solare e belli.
Si stabilì a Rotondella, allora un grosso paese lucano, la sua voce fu imitata divenendo familiare per contrade e borghi lucani

5) Ed infine: PAPAJOHNN
La storia di un uomo solitario, vissuto per un tempo in America,
da dove tornò con un violino, che non sapeva suonare.
Viveva alla giornata, gironzolando in paese e per le pianure della Trisaia, in cerca di qualche ora di lavoro. Vestiva scuro, camicia bianca, sotto un gilè, con sopra una giacca, usava un cappello nero a cupola alta, ma in inverno, indossava un grande mantello nero a giro, quelli tipico dei contadini lucani,
portava sempre con sé una piccola bisaccia, un robusto bastone con una cipolla nodosa in alto, non era solo un bastone, ma anche un’ arma. PAPAJOHNN era alto snello ma robusto, era additato dalle madri ai loro bimbi, come Papajohnn; l’uomo nero, cattivo.
In realtà era un buon tempone, allegro che dimorava in un casolare, nella parte mediana del Petto del Purgatorio, gli capitò di ospitare un altro perdigiorno nella sua casupola, nacque tra loro una competizione che li porto a litigare e nella colluttazione, una bastonata sferrata da Papajohnn, uccise il rivale. Stette con il morto alcuni giorni col morto in casa, poi andò a denunciare il fatto, arrestato, processato, prima della sentenza ammonì il giudice di non essere severo, altrimenti quando sarebbe uscito…. Una minaccia scherzosa che spaventò
Il giudice che trovò le sue parole spaventose e gli somministrò un aumento di pena.
Morì in prigione, bollato assassino. Il realtà, aveva un animo buono, ma era fessacchiotto davvero.
Ecco finita la mia carrellata: una poesia, alcuni racconti di personaggi che solo in pochi ricordano dal Purgatorio al Convento

Tratto da:Onda Lucana® by Domenico Friolo