Sempre  più la battaglia politica si sta svolgendo sulla Rete. Internet, con la sua potenza, è diventato uno strumento, fondamentale, di propaganda non solo per veicolare programmi politici, ma anche per la ricerca del consenso. In vista delle elezioni europee come si sta sviluppando la propaganda on-line? Quali armi usano i sovranisti per manipolare la Rete? Cosa sono i “bot-net”? Perché possono essere pericolosi? Ne parliamo, in questa intervista, con Alex Orlowski, spin-doctor, esperto di marketing politico.

di Pierluigi Mele 15 maggio 2019Alex, la politica contemporanea usa sempre più la rete per costruire consenso, egemonia e, quindi, conquistare voti. I social quindi sono strategici. E ci sono eclatanti casi di successi elettorali, attraverso l’uso spregiudicato dei social con le “fake news”, come Trump e Bolsonaro.  Chi sono i più attivi sui social in Italia?
Come sappiamo il nome top di tutti è senz’altro Matteo Salvini che catalizza tutta la forza dei social media e della comunicazione della Lega, quindi non ci sono altri leader, tutto il team della comunicazione è solo dietro a lui (i parlamentari, i candidati regionali e alle Europee della Lega non hanno rilevanza mediatica, eccetto Claudio Borghi, Antonio Rinaldi (Rinaldi_euro) e alcuni “satelliti” intorno alla Lega, che sono attivisti, come la coordinatrice regionale della Lega in Sicilia Patrizia Rametta, una che ha ritwittato 60.000 volte in agosto 2018). Matteo Renzi, si sta riprendendo abbastanza bene, poi chi va molto bene è senz’altro la Boldrini che ha fatto un grosso passo avanti e inoltre c’è un grosso hashtag di protesta (#facciamorete), nato da Marco Skino di Torino (stiamo parlando di twitter). Infine Riccardo Puglisi, che è un economista indipendente europeista, va veramente forte sulla rete.

Parliamo del “mercato dei followers”, la “merce” preziosa per la propaganda. Come funziona?
Il mercato dei followers funziona in vari modi: uno è l’acquisto, ci sono grandi ingegneri informatici, che vengono soprattutto dall’India, che già qualche anno fa hanno preparato le prime fabbriche di bot, di account fake e li vendevano come follower. Addirittura se io voglio comprare una botnet di twitter o di facebook  te li vendono da 1, 2, 3 dollari l’uno, quindi ne voglio mille spendo 8000 dollari e ti evitano un grossissimo lavoro. Uno si compra il consenso digitalmente, dai l’impressione di avere un grande consenso. Molti politici italiani in passato hanno comprato dei bot, quelli che non li hanno comprati li vedi subito, sono i più giovani che non hanno voluto legarsi a questo fenomeno. Un caso interessante è Berlusconi che ha solo 50.000 followers cioè non ha milioni di followers, è stato poco attivo sulle reti sociali. Ci sono poi quelli che si sono creati da soli il loro account oppure hanno usato quelli dei loro fans automatizzandoli con vari tecniche.

Una delle “tecniche” per costruire il consenso è la creazione di profili fake. Sappiamo che la destra sovranista mondiale ha utilizzato questi “profili fake”. Quando sono nati e che ruolo gioca Steve Bannon?
In parte ho risposto nella domanda precedente. I followers servono per far capire che tu hai una grossa massa di persone dietro, quello che ti serve poi sono i retweet, i like e i commenti, ma questi ultimi ovviamente sono più complicati. I servizi segreti russi hanno creato molti bot, che hanno team da centinaia di persone, che scrivono veramente dietro, creando le fake news. In Italia si sono organizzati bene quelli di estrema destra. Steve Bannon era socio di Cambridge Analytica quindi ha avuto a disposizione dei grandi programmatori e c’è uno dei suoi soci che è dentro a livello tecnico al partito nuovo che ha fatto Farage, che si chiama Brexit Party, quindi ha delle conoscenze importanti che lui può dare a quei partiti che segue, come la Meloni che ha un numero pazzesco di followers rispetto ai voti che prende (800.000 su twitter).

Quali utilità si possono avere con numerosi follower falsi? E quali risultati si possono ottenere “drogando” un account di Twitter?
Con i profili fake si gestisce una botnet, che è un software di gestione, che puoi acquistare in internet, quelli veramente potenti non si trovano facilmente perché comunque anche loro sanno che stanno violando i termini di facebook, twitter, di tutti i social per cui cercano di non farsi trovare facilmente. Alcuni li trovi nel dark web e sono molto costosi, costano sui 1000 dollari circa, però già un software da 400 dollari ti permette di gestire moltissimi account in massa. Si chiamano botnet perché sono dei “robot” e una rete di “robot” (ovvero possono svolgere i compiti più vari in maniera completamente autonoma).

Perché una “bot – net” può diventare pericolosa? 
Una bot net è pericolosa perché cambia la percezione dell’impatto mediatico di un politico: stai falsando la percezione, stai facendo pensare alle persone che ha una grossa approvazione quello che sta facendo quindi se tu fai dei post violenti, di disinformazione, spesso delle vere e proprie fake news diventa pericoloso perché fai pensare alle persone che c’è un appoggio popolare e se tu sei una persona politicamente fragile ti aggreghi alla promozione di questo post (Salvini lo ha fatto spesso).

Recentemente hai fatto uno studio con 8 milioni di account monitorati in tre mesi. Cosa hai scoperto?
Abbiamo scoperto che ci sono account comuni, che sono tutti legati al sovranismo internazionale, legato a Steve Bannon, dal Brasile alla Francia, all’Italia, alla Spagna hanno tutti un patto in comune, si supportano nei tweet, nei like; ti ritrovi account che da brasiliani diventano olandesi e altri da brasiliani francesi, perché sono gestiti dalla stessa internazionale sovranista, che sposta questo tipo di finto consenso on line che serve moltissimo a influenzare i giornalisti. I giornalisti sono poi quelli che hanno lanciato Salvini o Bolsonaro perché vedendo tantissimi follower su twitter pensavano che avessero un grande appoggio. Quando Salvini aveva il 17% ad un certo punto è finito su tutte le televisioni italiane ed è arrivato al 30% e questo è colpa di chi pensava che lui avesse un mega appoggio popolare e volevano fare notizia. In questo momento uno come Salvini probabilmente non ha neanche più bisogno dei social, perché ha una esposizione mediatica televisiva enorme.

Fonte articolo: Rai News ]

via  I sovranisti e la guerra per i followers. Intervista ad Alex Orlowski  — Notizie Oggi