Il Governo del brevissimo termine

Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo

Assistiamo allo show del reddito di cittadinanza e della quota 100. Programmati profeticamente per il 1° aprile, la sorte dei due provvedimenti ormai è sempre meno chiara. Certo, c’è stato un grande annuncio ufficiale. Proprio ieri. L’ultimo di una lunga serie.

I Governi italiani sono sempre più ammalati di annuncite e hanno ormai del tutto perso una visione di lungo periodo. Non è un caso. L’adozione di sistemi maggioritari ha reso le alleanze questione di mera convenienza. Altrettanto vale per questa intesa, del tutto temporanea, tra Lega e Movimento 5 stelle.

Benché l’esecutivo giallo-verde sia frutto del Rosatellum, non basta la formula proporzionale a dargli consistenza politica. Il sistema dei partiti è e continua a essere un apparato drogato dalla competizione. Il contratto di governo serve più a delimitare il campo di gioco di questa legislatura, che a definire il progetto di lungo termine che costoro hanno per il Paese.

Non è un caso perciò che tutta la pratica governativa degli ultimi mesi sia stata improntata non al breve, bensì al brevissimo termine. Salvini ha monetizzato consensi facili sfruttando la casella strategica del Viminale. Di Maio ha provato a fare altrettanto, ma la sua doppia poltrona al Lavoro e allo Sviluppo economico non gli garantisce un margine di manovra abbastanza largo.

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Importantissima era questa legge finanziaria, approvata non a caso in fretta e furia dopo un aspro confronto con l’Europa. Che tra l’altro si è raffreddato subito, non appena il rischio di una procedura d’infrazione è apparso più concreto ed è stato pubblicato un sondaggio secondo il quale gli italiani erano tutto fuorché entusiasti di combattere all’arma bianca con la Commissione europea.

Ecco che arrivano, quindi, il reddito di cittadinanza e la quota 100. Due misure che dimostrano quanto sia diverso il bacino elettorale dei due partiti. I giovani, corrosi da una disoccupazione (e da una sottoccupazione) spaventosa, hanno puntato sui 5Stelle e sulle loro politiche reddituali. Gli anziani, preoccupati dal blocco delle pensioni e dallo slittamento dell’età di congedo, avevano invece optato per Salvini e la sua quota 100.

Si affastellano i dettagli su entrambi i progetti, con rimbalzi fantasiosi di giornale in giornale. A chi credere? Le stesse fonti ufficiali si dimostrano inaffidabili. Ma d’altronde ha poco senso scervellarsi alla ricerca di un senso in queste due proposte.

Dovrebbe essere chiaro a tutti. Se Di Maio ha preteso per sé i due Ministeri, normalmente contrapposti, del Lavoro e dello Sviluppo perché voleva «superare il conflitto tra lavoratori e imprenditori», allora l’indirizzo politico di Palazzo Chigi in ambito economico è chiaro. Questo Governo è e rimane un Governo liberista, di centrodestra, anche in economia. Checché ne dicano certi esponenti più o meno autorevoli del mondo dell’avanspettacolo.

Detto con parole più semplici:  il ministero presieduto da Giuseppe Conte prosegue sulla strada del liberissimo mercato. I lavori che esistono oggi vanno bene: non devono essere pagati meglio, non bisogna valorizzare i lavoratori. Basta dar loro soldi finché non arriva la proposta giusta. E ai pensionati, non serve trovare una strategia di lungo periodo per gestire il turn-over. Basta mandarli in pensione prima. Caspita, chi si aspettava che era tutto così semplice? Dal Titanic, tutto bene.

Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo