AMARCORD IL VICOLO SAN MICHELE.

Tratto da:Onda Lucana® by Domenico Friolo

Ho avvolto il passato, per non dimenticarlo,
annodandolo in un nastro d’oro e di preziosi,
avendone cura come fosse un vero tesoro;
con tanti diamanti incastonati nei ricordi,
ma anche la povertà in quelle misere dimore,
e per ornare di luce gli scuri profondi sottani,
ormai scomparsi per far posto ad una via
dove c’era nell’ombra, il vicolo San Michele,

Ho attizzato le fiamme al forno di Mannuccio,
e poi ho carpito il profumo di pane buono, caldo,
mentre mi giungevano echi, del dramma
di “Via con Vento”,  dall’angusto piccolo cinema,
posto in una nicchia del vicolo del Santo.

Echi dati anche dalle pillacchere della fontanella,
dove bere, era dissetarsi con acqua fresca e pura.
Echi giungevano da oltre l’angolo: voci di donne
e quella del calvo fruttivendolo, maestro nel disporre
la frutta da vendere: bella, dai colori forti della natura.

Come gli echi allegri di vispi bimbi intenti al gioco,
che si rincorrevano fino a raggiungere gli spazi
aperti di terra battuta, con veduta su via Mazzini,
che appariva dall’alto maestosa, affascinante, alberata
e col suo muretto di protezione, con alla base
un susseguirsi infinito di archetti di ottima fattura,
che davano visuale dei declivi degradanti verso valle
sotto i poggi di Verderuolo, verso Santa Maria,
verso il piramidale Montocchio ed i monti di Li Foi.

E venne il tempo in cui quelle vecchie anguste dimore,
furono abbattute e la gente, desolata, venne destinata
ai nuovi appartamenti nella periferia della città,
mentre le loro vecchie membra, ormai stanche
si aggirano nelle strade dei nuovi rioni della periferia cittadina,
sparpagliati e lontani tra loro, scomparve cosi l’ultimo eco
della gente nata e vissuta nel vicolo di San Michele.

Ho portato dei fiori sulla tomba dell’amico ciabattino,
si chiamava Salvatore, era bravo e colto uomo del vicolo,
ricordando la sua riconoscenza nei miei confronti
verso il mio inutile e vano tentativo di soccorrerlo,
prima che il suo spirito ritornasse a Dio, egli mi sorrise
e mi disse:<< Grazie>>. Fu la sua ultima parola in vita.

Mi sono inchinato ed ho acceso un lumino e posto
dei fiori sulla tomba di Assuta, la vedova eroina
con numerosi figli maschi, quei bimbi miei amici
dalla chioma scura, compagni di spansierati giochi.
Di tempo ne è passato e ricordo ancora l’eccheggiare
felice delle nostre voci infantili nel vico di San Michele.

Tratto da:Onda Lucana® by Domenico Friolo

Si ringrazia per speciale concessione da parte dell’autore: Domenico Friolo.

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Per la foto di copertina tratta da Web.

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