“C’è chi stima i libri dal loro peso, quasi che si scrivesse per fare esercizio di braccia più che di ingegno.”

(da Oracolo di arte e prudenza, Baltasar Garciàn, 1647)

Ah, i libri, quel profumo enigmatico, unico, irripetibile, di una biblioteca, di una libreria; quel profumo che hanno i manoscritti antichi, quel profumo di inchiostro dei libri moderni. Già, quel profumo, dà assuefazione, dà dipendenza, dona un senso di refrigerante rigenerazione dello spirito e della mente, poi lo apri, osservi i caratteri impressi su ogni pagina, i titoli dei capitoli, lo richiudi, guardi la copertina, ti soffermi, poi, sul frontespizio, lo giri, vuoi scoprire chi è l’autore, se è, o meno, autorevole, attendibile, riconosciuto e, perché no, riconoscente. Tu cosa leggi? Quali sono i tuoi interessi? In che settore dirigi il tuo sguardo? Sei un tipo da romanzo storico? Da fantasy? Da giallo storico? Da ambientazioni passate? Attratto dal futuro incerto? Forse, sei uno da saggi? Chi sei tu? Non dirmi che non leggi, è un peccato, l’ottavo peccato capitale, dopo ira, avarizia, invidia, superbia, gola, accidia e lussuria, c’è l’ignoranza di chi non legge. Ora, ti prego, non dirmi che non leggi. Chi non legge non è nessuno, chi non legge ha paura di sé stesso. Tu hai paura?

“Dai libri che leggi, posso giudicare della tua professione, cultura, curiosità, libertà. Dai libri che rileggi, conosco la tua età, la tua indole, quello che hai sofferto, quello che speri.”

(Ugo Ojetti)

Bruno Benfanti, Libri

Un conto è leggere un articolo, magari proprio questo, un altro, invece, è scegliere un tomo, uno di quelli dipinti da Benfanti, uno di quelli presenti in una biblioteca:

Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi - da Incredinilia

“Tutti i libri del mondo non ti danno la felicità, però in segreto ti rinviano a te stesso. Lì c’è tutto ciò di cui hai bisogno, sole stelle luna. Perché la luce che cercavi vive dentro di te. La saggezza che hai cercato a lungo in biblioteca ora brilla in ogni foglio, perché adesso è tua.”

(Hermann Hesse)

Circa il 58% della popolazione, dai 6 anni in poi, non ha mai letto un libro, mai sfogliato niente di cartaceo, mai assaporato il piacere di prendere in mano un pezzetto di sapienza, di saggezza. Non tutti i libri posseggono qualcosa da insegnare ma sono, pur sempre, in grado di aprire la nostra mente. Al giorno d’oggi, vengono pubblicati tanti, troppi, libri commerciali, privi di reali contenuti, privi di letteratura, privi di bello scrivere, andrebbero eliminati, bruciati, lasciando la strada libera ai veri scrittori, ai veri saggi, ai veri conoscitori della propria lingua madre e della propria cultura, generale e settoriale. I libri andrebbero contraddistinti da una segnaletica comprensibile: “da leggere”, “da evitare”, “da bruciare nel camino per scaldare gli ambienti”. I più letti, pace all’anima di chi li ha scritti e di chi li ha letti, sono proprio gli ultimi. Ormai nessuno ha più voglia di concentrarsi per capire, per imparare, per studiare, per carpire qualcosa di importante da una lettura. Non serve certo martellarsi le dita con pagine e pagine dalla pesantezza inenarrabile, ci sono tanti libri per bambini che sanno avere più morale di quelli per adulti. Mi limito a non fare esempi per non mancare di rispetto a nessuno. D’altra parte chi vende, e guadagna, ha il coltello dalla parte del manico, io, invece, mi riferisco a letture che sappiano lasciare qualcosa nel nostro cuore e nella nostra mente, i tomi antichi, i libri moderni con quella patina di realismo, e verismo, così forte da concederci il beneficio di aprire i nostri occhi verso il futuro, dando sempre uno sguardo attorno a noi, prima di incamminarci verso mete non ben identificate. Forse, sono solo nostalgica, forse, sono scettica nei confronti di un certo tipo di tecnologia: gli audiolibri, i libri digitali, mi fanno l’effetto dei bigini su cui, certi scolari, studiano per non studiare, studiano per passare l’esame e poi dimenticarsi anche quelle poche pagine lette. No, non ci siamo, dobbiamo fare mea culpa e tornare indietro nel tempo, quando leggere era un privilegio per pochi e, quindi, tutti, avrebbero desiderato avere un libro con sé e per sé.

william michael harnett, natura morta con lettera 1879 - da Settemuse

William Michael Harnett è stato un pittore molto riconosciuto per il suo stile trompe-l’œil, un Irlandese naturalizzato Americano che non si lasciò coinvolgere troppo dagli stili di quegli anni concentrandosi proprio su una sola visione del mondo, appunto, attraverso l’occhio del trompe-l’œil. Il significato è prendere oggetti reali, quotidiani, concreti, inserendoli in un quadro che ne mostri le tre dimensioni, lo spazio da essi occupato e la leggera pesantezza del concreto, nell’astratto. Le opere pittorie sono, ovviamente, piatte, il trompe-l’œil le rende tridimensionali, le rende vive, reali, concrete, tangibili, visibili come se fossero davvero presenti in quella stanza. Non è fondamentale il soggetto ma come viene dipinto, come si utilizzano i tratti e i colori, soprattutto, dove e quanto vengono marcate le ombre per dare un movimento statico a qualsiasi cosa. Il calamaio accanto alla lettera aperta, ad esempio, ha in sé il movimento della scrittura, il giornale ripiegato porta con sé la lettura, il calore delle mani che lo hanno sfogliato, così come i libri, antichi, sciupati, appoggiati senza un ordine preciso, addossati l’uno all’altro per essere ripresi, poi l’inchiostro, gocciola, quella goccia scivola lentamente lungo il barattolo, potrebbe sporcare il libro, potrebbe renderlo ancora più vissuto, potrebbe lasciare un segno ma che importa, è il contenuto la cosa importante, è il contenuto, forse, ad aver permesso, alla mano che non si vede, di scrivere quella lettera, con quel pennino, su quel foglio, ripiegato per bene e inserito in quella busta, ingiallita, con un indirizzo preciso che invoca la presenza di un destinatario e di un mittente, che rende vivo, tridimensionale, un quadro piatto, uno specchio di una realtà ferma che, nella sua fermezza, si muove ancora. Da questo movimento non posso fare altro se non mostrarvi “Il Bibliotecario”, quadro che l’Arcimboldo dipinse nel 1566, un uomo fatto di libri, un uomo saggio, un uomo sapiente, un uomo che ha costruito la sua apertura mentale grazie allo studio, grazie alla lettura:

Arcimboldo, Il Bibliotecario, 1566 - da Cultura - Biografieonline

Quella mente aperta si vede, perfettamente, nel libro rappresentante la sua testa, nei segnalibri che fanno da dita, nel tomo rosso che dipinge un braccio solido, forte, in quel taccuino sulla sua guancia, forse, ricco di appunti, di pensieri, di memorie lasciate alla mente ma impresse su una pagina, ancora una volta, scritta, per non dimenticare, per ricordarsi oggi, da poter riprendere domani. Quella mente aperta, open mind, è fatta di libri veri, di letture vere, di studi veri, di tempo dedicato a sé stessi per rendersi sapienti, saggi, irrevocabilmente capaci di dare delle risposte logiche sulla base di un ragionamento fatto a priori, con un divenire costruito grazie alla conoscenza, stretta, delle materie di interesse, della cultura generale del proprio tempo e di quello passato, sia esso molto lungo o molto breve, dipende da noi, dipende dal tempo in cui stiamo vivendo. Oggi, avremmo tante cose da sapere, da studiare, da apprendere ma, purtroppo, abbiamo troppa poca gente con la voglia di farlo, meno della metà della popolazione, stando ai dati Istat. Appare drammatico, è drammatico. Servirebbe ripartire dall’inizio, ricominciare a leggere e poi mettersi a scrivere perché Verba Volant sed Scripta Manent. Beh, soprattutto, sarebbe importante non scrivere tanto per scrivere ma scrivere per restare, in questo ha ragione Oscar Wilde:

“Non esistono libri morali o immorali come la maggioranza crede. I libri sono scritti bene, o scritti male. Questo è tutto.”

(Oscar Wilde)

Arianna Forni

Bruno Benfanti, Libro e calamaio

via L’ineguagliabile potenza di una pagina scritta — The Greatest Coat