ROTONDELLA 1956

Tratto da:Onda Lucana® by Domenico Friolo

Quell’ amato borgo sul colle, ovvero: un gioiello, eppur nient’altro che, un vecchio solitario luogo, divenuto soltanto un giardino con steli di rose recisi, le cui forti radici affondavano nelle loro origini, in quelle persone amate e purtroppo perdute nelle trame della vita.

Rose recise per ragioni divenute violente in cui si chiedeva lavoro e un tozzo pane. Protesta finita male dovuta a cantieri già finanziati e mai aperti in attesa di aprirli furbescamente prima delle elezioni. Quel sindaco voleva far carriera nella politica, mentre i cittadini avevano freddo e fame nel terribile gelido inverno del 1956.

Rivoltosi poi catturati di notte come ladri, mentre erano assopiti nel letto. Furono portati a Matera e rinchiusi in prigioni per mesi, c’erano anche donne, una era incinta: non ebbero pietà Infine un verdetto studiato a tavolino. Tutti assolti, meno che un minorenne, che venne accusato di aver ferito, graffiato un poliziotto con un coltello, mai visto, né trovato.

Un accusa fatta da un altro giovane. Tra i due, giorni prima degli avvenimenti, vi erano stati dissapori in cui l’accusatore aveva, avuto la peggio e per vendicarsi si inventò l’accusa del graffio al poliziotto. Polizia locale, sindaco e carabinieri giostrarono per emettere denuncia a carico del minorenne.

I cui genitori: gente povera, cercarono di avere l’appello al verdetto L’appello non fu concesso dal giudicante ed il verdetto e passò IN GIUDICATO !!! DEFINITIVAMENTE. Una vergogna di giudizio. Per la cronaca: il minorenne, poverino, scontò da colpevole inventato, sei mesi di prigione da innocente.

L’accusatore fu fatto rifugiare a Napoli, coperto dal silenzio e per timore di vendetta da parte dei parenti del minorenne. Questo prima che ci fù la retata notturna con arresti a gennaio 1956. Sempre per la cronaca il minorenne era mio fratello ed io ero con lui e mio padre.

Inoltre le tre donne citate nel libro “” Pane e lavoro “” di Walter Lobreglio, che durante la sommossa strapparono I fili del telefono e della corrente, al comune, furono mia madre, mia zia e una loro cugina.

Questa è una macchia vergognosa per la Giustizia, per la politica, per Rotondella. Per questo, tante rose furono costrette a lasciare il borgo, in quanto nessuno diede lavoro a chi veniva definito “Carcerat” a causa di quella sommossa popolare. Furono circa due dozzine a finire in prigione.

Rose profumate, vivaci ma erranti lontano, e lontano risbocciate che ritornano in quel giardino solo in estate per osservare il luogo di origine e poi piangere sugli steli curvi e senza vita dei loro mai dimenticati avi. Quante lacrime costò loro, un tozzo di pane guadagnato lontano, quanto fù amaro.

 

 

NB

(Lirica dedicata a coloro che hanno dovuto lasciare Rotondella a causa della confusa sommossa popolare avvenuta del 1956.)

Tratto da:Onda Lucana® by Domenico Friolo

Si ringrazia per speciale concessione da parte dell’autore: Domenico Friolo.

Foto di copertina fornita dall’autore.

Tutto il materiale media e il testo non possono essere riprodotti salvo autorizzazione.